03.092019

Amazzonia in fiamme: le conseguenze climatiche

Migliaia di roghi stanno bruciando l’Amazzonia, la più grande foresta pluviale al mondo. Rispetto ai primi otto mesi del 2018 la percentuale di incendi è salita dell’82%: questa situazione porterà a gravi conseguenze sul lungo termine, in particolare sul clima, finendo per aggravare e accelerare il riscaldamento globale terrestre.


Ma qual è la causa di questo elevato numero di incendi?

Il tutto è strettamente legato al fenomeno della deforestazione. Nella stagione secca, da giugno a novembre, allevatori e coltivatori infatti bruciano porzioni di foresta per fare spazio a nuovi pascoli o per sottrarre alla foresta terreno per nuovi appezzamenti agricoli.

Si tagliano gli alberi, si lascia il legname ad asciugare e quindi lo si brucia, usando le ceneri per fertilizzare il suolo. Al ritorno delle piogge, a novembre, dal terreno fertile nascerà prato per nutrire il bestiame.


La Nasa, in data 24 agosto 2019, ha pubblicato i dati ottenuti tramite le osservazioni effettuate dai suoi satelliti, valide per il periodo dal 1 maggio al 22 agosto 2019. Il numero di incendi rilevato nel 2019 è risultato essere il più alto dal 2012 (anno in cui sono iniziate le registrazioni di questi eventi) all’interno della cosiddetta “Amazzonia Legale Brasiliana” (ossia l’area che copre tutti gli stati in cui è presente la foresta amazzonica). Oltretutto, gli incendi nel 2019 sono risultati più intensi rispetto al passato (in termini di “fire radiative power” – FRP), in accordo con l’aumento della deforestazione osservato.



Anche l’ente brasiliano INPE (“National institute of space research”) ha pubblicato i dati relativi agli incendi nel 2019. Gli ultimi dati (aggiornati al 01.09.2019) contano 91.891 focolai in tutto il Brasile, con un aumento del 67% rispetto all’intero 2018. Più in generale, estendendo i dati all’intero Sud America, i roghi sono aumentati del 27% rispetto allo scorso anno (151.071 nel 2018 e 193.205 nel 2019). Tuttavia non tutti gli incendi si trovano nella foresta amazzonica, ma “solamente” il 52%, ovvero circa 48 mila.



Deforestazione, incendi e cambiamenti climatici sono già all’opera tutti insieme in Amazzonia. Negli ultimi anni i cambiamenti climatici hanno provocato uno stato di siccità che ha favorito lo sviluppo di roghi più duraturi e più intensi. Tra il 2003 e il 2013 la deforestazione è crollata del 76% ma l’aumento di incendi, specialmente durante la siccità del 2015, ha cancellato metà dell’aumentata capacità di assorbimento di CO2.


In questo momento, l’Amazzonia è stata disboscata per oltre il 15% rispetto al suo stato iniziale. Gli scienziati sono preoccupati che se il disboscamento dovesse raggiungere il 25%, non ci saranno abbastanza alberi per mantenere l’equilibrio del ciclo dell’acqua. La regione attraverserà un punto critico e alla fine potrebbe degradarsi completamente fino a diventare una savana. Ciò avrebbe enormi conseguenze anche per il resto del mondo. La foresta pluviale amazzonica produce enormi quantità di ossigeno e la sua vegetazione trattiene miliardi di tonnellate di carbonio (circa un quarto dei 2,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica assorbita ogni anno dalle foreste globali) che potrebbe ossidarsi e liberarsi in atmosfera, aumentando l’effetto serra.


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